La bella sorpresa americana
Di Carlo Pelanda (2-9-2008)
Caro
Esarcato, finite per i più le poche vacanze si ricomincia. Le sorti
dell’economia italiana dipendono, semplificando, per il 30% da quanto il
governo saprà fare e per il 70% dall’andamento del mercato mondiale. L’Italia,
così come Francia, Germania, ha un modello politico/economico che comprime la
crescita interna per eccesso di tassazione, vincoli di protezionismo sociale e
mancanza di concorrenza. Per tali motivi il nostro sistema economico dipende
moltissimo dall’export – l’unico settore economico con la possibilità di
espansione oltre, ma meno, al turismo ed al nuovo tipo di azienda agricola che
anche produce energia - e quindi dalle locomotive economiche globali.
Queste sono l’America,
E qui c’è la sorpresa. Tutti gli analisti, compreso chi scrive, si aspettavano che in questi mesi l’America fosse nel picco recessivo. E si dividevano sull’intensità e durata della crisi indotta dall’inflazione energetica e dalla restrizione del credito a seguito del noto terremoto nel sistema bancario. Invece nel secondo trimestre il Pil americano è cresciuto oltre il 3% in base all’ultimo revisione dell’ufficio statistico locale. Il settore immobiliare è in crisi, ma non è imploso. Il sistema bancario regge ed il credito tiene. Il sistema manifatturiero è forte nonostante la crisi del settore automobilistico. Perché? Il dollaro basso ha aumentato l’export. L’autorità monetaria ha gestito bene la crisi finanziaria e ridotto tempestivamente il costo del denaro. La tanto criticata Amministrazione Bush, riducendo le tasse per la classe media e aumentando la spesa pubblica per interventi infrastrutturali oltre che per lo sforzo bellico, ha tenuto in espansione i consumi interni. Alcuni sostengono che questo è un sussulto di crescita drogata che non eviterà la recessione in autunno. In effetti alcuni dati sostengono questa previsione. Ma molti altri reggono l’ipotesi opposta. Inoltre in America è in corso un processo di rinnovamento psicologico di massa trainato dai simboli di rigenerazione nazionale proposti sia dal democratico Barak Obama sia dal repubblicano John McCain. Indipendentemente da chi sarà eletto presidente, dopo il 4 novembre l’America tutta sarà più ottimista, rigenerata. Tale effetto psicologico combinato con un’economia vitale fa ipotizzare che se anche vi sarà una tendenza recessiva questa sarà breve e si invertirà nel 2009 producendo una nuova fase di crescita robusta non inflazionistica. In conclusione, possiamo essere ottimisti anche nella stagnazione corrente perché il traino esterno della crescita resterà elevato.